Il Manifesto della Diversità e dell'Inclusione della Camera Nazionale della Moda

Diversity e Inclusion sono termini che assieme a Sustainability troviamo un po' ovunque in qualunque settore, in modo particolare nel campo della moda o del fashion in generale. Se analizziamo la parola "diversità" noteremo che la declinazione ci porterà, oltre che a pensare a quella culturale ed ideologica, anche a quella fisica.

La Camera Nazionale della Moda ha realizzato un decalogo molto interessante dove ben spiega il significato di questi termini. (https://www.cameramoda.it/it/associazione/news/1588/). Verrebbe facile pensare quindi che Adaptive e quindi adattivo possa essere la naturale evoluzione di questi concetti.

Le collezioni Adaptivemoda inclusiva 2

Ma una collezione di moda quanto può essere Adaptive? Fino a dove possiamo spingerci con questa parola tanto politicamente corretta, che se troppo estremizzata, potrebbe paradossalmente portarci ad uno politicamente s-corretto? E' possibile creare dei vestiti universali che possano essere indossati da chiunque, permettendo di essere se stessi, in ogni momento dell'anno e indipendentemente dalle caratteristiche fisiche di ognuno? Creare una linea di moda inclusiva, sostenibile e progettata per essere universale è una bella sfida, fluida, gender e magari senza taglie: praticamente il sogno di ogni designer.

Se guardiamo al presente, oltre a Lydda Wear nel panorama nazionale (studio del ministero degli esteri olandese https://www.cbi.eu/market-information/apparel/adaptive-apparel/market-potential) non troviamo nessun altro che produca abbigliamento di Moda dedicato alle persone affette da disabilità, che sia presente nel mercato da circa vent'anni e che non si limiti a fare delle capsule collection.

Sì perchè noi possiamo filosofeggiare quanto vogliamo, possiamo disegnare capi che ci portino a sognare un'avanguardia sociale, che siano adaptive ed anche gender fluid, o molti altri termini che ci hanno insegnato a scuola, poi però è il "mercato", e in questo caso l'utilizzatore cioè quello che indosserà i vestiti, che ne decreterà il successo. Se i capi sono troppo "fluidi" è molto probabile che il tuo cliente ti abbandoni dopo il primo acquisto.

Con le persone affette da disabilità fino a dove ci si può spingere con la realizzazione di un capo che sia solo bello agli occhi non solo di chi lo indossa, ma pure di chi lo guarda?
Se penso ad un costume da bagno realizzato per ragazzi affetti da autismo, devo pensare ad un costume che sia in primis contenitivo (che non faccia fuoriuscire feci o urine) ed inoltre che sia azzurro o meglio blu elettrico. Perchè blu elettrico e non di altri colori? Perchè le persone affette da autismo sembra che accettino meglio il blu elettrico rispetto ad altri colori, e quindi in questo caso si sacrificherà l'eventuale colore trend della moda del momento.

L'abbigliamento inclusivo

Che cosa vuol dire inclusivo? Vuole forse significare inclusivo nei colori e nelle forme (in linea con le tendenze del momento), oppure inclusivo in quello specifico colore perchè la persona con una determinata disabilità lo accetterà meglio?

Con inclusivo si pensa anche al fatto di poter entrare in un negozio e trovare un camerino delle dimensioni adatte alle mie esigenze. Ma quante sono le persone che oramai preferiscono acquistare online e provarsi i capi comodamente a casa: queste persone allora non hanno un atteggiamento inclusivo?

Se penso ad un jeans per persone sedute in sedia a rotelle, dovrei pensare ad un pantalone aperto fino in fondo, della finta per comprenderci, perchè da seduto è molto complicato espletare le funzioni fisiologiche con la classica cerniera. Esteticamente non cambia molto rispetto ad un pantalone tradizionale, tecnicamente però la costruzione è completamente diversa (dal punto di vista dell'assemblaggio dei pezzi) e anche in questo caso posso permettermi di fare solo qualche modifica perchè il capo possa essere più simile al tradizionale o mi dovrò spingere ad una modifica estrema? Quanto dovrà essere modificato il pantalone per essere inclusivo? E poi Inclusivo rispetto a chi a che cosa?

Una persona affetta da malattia neurodegenerativa (sclerosi multipla, distrofia muscolare, ecc.) potrà indossare lo stesso capo d'abbigliamento di una persona affetta da lesione midollare traumatica (incidente)?

Questa frase così espressa ai meno "esperti" non dirà molto, ma sappiate che l'espletazione delle funzioni fisiologiche (feci e urine) si eseguono in modo completamente diverso.

Una persona affetta da nanismo potrà avvalersi di capi realizzati con la modelleria dei bambini? Credo proprio di no visto che una persona affetta da nanismo è un adulto.

L'Adaptive Clothing per la Quarta Età

Un anziano affetto da Alzheimer dovrebbe essere vestito come un arlecchino visto che "pare" che le giuste sequenze di colori lo agevolino nella vestizione, ed in modo particolare mediante l'utilizzo del colore arancione. Io faccio fatica a vedere degli anziani vestiti di giallo e arancione, magari potrebbe essere anche bello, ma di solito indossano colori leggermente più tenui e quindi potrebbero essere più adatti delle modellerie a "schemi" che li inducano a ricordarsi i passaggi elementari.

Una persona affetta da Parkinson e quindi con una manualità ridotta dovrebbe utilizzare solo del velcro per poter aprire o chiudere i vestiti? In questo momento per esempio le calamite sono un must, o meglio fanno più figo. Voi avete mai provato ad indossare una camicia con le calamite al posto dei classici bottoncini? Io sì per pura curiosità. Ho fatto anche un video che ho postato nel mio sito perchè una cosa è pubblicare un post o un articolo in un blog o rivista per descrivere la camicia con le calamite (fa veramente figo), magari con foto molto belle, e un'altra è indossarla. Succede ad esempio che se un anziano passa lentamente (perchè ha il parkinson) a fianco ad un'auto parcheggiata, gli si sbottona improvvisamente la camicia, perchè le calamite sono attratte dal metallo.

Secondo gli studi di gerontologia, dai 75 anni si entra nella fascia della quarta età. Quali possono essere i problemi più comuni? Magari quello legato all'incontinenza urinaria. Le forniture statali di pannoloni in Italia sono la prima spesa di presidio sanitario, quindi qualcuno li indosserà, e se li indosserà, i capi d'abbigliamento, ed in modo particolare la biancheria intima (che ricordo essere classificata come abbigliamento), dovrà essere realizzata con un mix che dovrà tenere conto dell'estetica, della modelleria e dei materiali (tessuti, elastici, pizzi). Questi, sapientemente abbinati, daranno come risultato un capo che potrebbe anche non essere super fashion, ma che sarebbe sicuramente funzionale al problema dell'incontinenza. E che faccio, non lo indosso perchè non è esattamente come io lo vorrei?

Il costume due pezzi realizzato per le donne portatrici di stomia è stata una sfida interessante, il capo realizzato è bello e quindi fashion e le soluzioni tecniche interessanti, si vende però il costume intero, perchè le donne provano un certo senso di vergogna, vorrebbero coprirsi più possibile e magari addirittura non andare al mare. Ma se il mainstream ci avesse aiutato a promuovere questa #innovazione avrebbe fatto più pubblicità a noi o avrebbe aiutato le donne ad essere più libere a ritornare al mare vivendo una normalità che credevano persa per sempre?

E' poco inclusivo il costume o è poco inclusivo il "mainstream" (radio, giornali, blog, riviste) che preferisce scrivere che in Italia non c'è nessuno che faccia questo mestiere e che siamo all'anno zero?

Il desiderio di essere rappresentati dal mondo della moda credo sia insito in ognuno di noi. Credo anche però che la causa del senso di frustrazione che si prova nel non trovare o trovare a fatica il capo d'abbigliamento adatto sia in parte imputabile anche al mainstream, come fonte di divulgazione di informazion

Specificità dell'Abbigliamento, e non Unicitàmoda inclusiva 1

Noi come Lydda Wear ci occupiamo di tutto questo da molti anni e abbiamo acquisito una serie di competenze che ci permettono di realizzare dei capi d'abbigliamento non unici, ma specifici, per le varie tipologie di patologie; altri ci hanno provato e non sono riusciti a proseguire nell'avventura; proprio perchè coniugare moda e accorgimenti sartoriali non può essere un'azione improvvisata ma ben ponderata e analizzata.

Adaptive sì, ma con cognizione di causa. Le sfilate sono da sempre il sogno, poi la produzione è un'altra cosa, e di questo il mondo della moda ne è ben consapevole. Il Manifesto della Camera della Moda traccia un percorso molto interessante, ma che dovrebbe farsi carico dell'ultimo step, e cioè non limitarsi a supportare delle capsule collection, ma iniziare a collaborare con qualcuno che conosca non l'unicità, ma bensì la specificità del mondo della disabilità.

La disabilità fa paura se non si sa come approcciarla. 


In realtà è solo una delle tante fasi della vita, e solo quando si avrà compreso questo allora si sarà una persona Adaptive.

Possiamo parlarne? Vi interessa approfondire la tematica?

 

 

 

 

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